Lettere alla redazione | ||
Carissimi lettori, In queste sezione ci proponiamo di includere tutte le lettere ricevute in redazione corredate dalle rispettive risposte della stessa che non verranno pubblicate sulla rivista per motivi di spazio. Vi invitiamo pertanto ad inviare al nostro indirizzo info@riflessioneazione.it i vostri commenti ed i vostri suggerimenti. Grazie!
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Ricevuta il 16 aprile 2008 Un giornalismo di parte che offende l' intelligenza di Giuseppe Ubaldo Scarantino Gentile redazione di Riflessione & Azione,
Apprezzo la vostra meritoria azione di divulgazione culturale e sociale,
fermamente convinto che il dibattito,la riflessione e l’impegno sociale
non valgono nulla se il pensiero non si trasforma in azione concreta.
Un articolo che trovo lesivo nei confronti di persone e fatti citati e
sostanzialmente contraddittorio con l’idea stessa di riflessione e azione
che anima il vostro periodico.
Redazione di Riflessione & Azione (Salvatore Falzone) Caro Scarantino, Vediamo se riesco nell’intento di farle prendere consapevolezza della collezione di baggianate contenute nella sua lettera di civile protesta al mio articolo sul “clericalismo al rovescio che offende la fede”. E per evitare che anche lei si metta il broncio e rimanga un’altra volta “sconcertato” da ciò che scrivo, le dico subito che “baggianate” è sinonimo di sciocchezze (può controllare lei stesso nella Treccani, oltre che nello Zingarelli, s’intende) e le sfumature di significato, nel linguaggio comune, non rappresentano certo un complimento ma di sicuro non sono tali da suscitare sconcerto. Vorrei partire da una sua affermazione. Lei scrive: “l’articolo in questione riporta racconti (non riesco a definirli fatti), protagonista il Sindaco di San Cataldo, introdotti da locuzioni come: pare che, giunge voce. L’articolo potrebbe benissimo chiudere con: ogni fatto narrato non ha alcun riferimento con la realtà ed è stato esclusivamente partorito dalla fantasia dell’autore”. Mi dispiace per lei (e per tutti noi), ma si tratta proprio di fatti e non di racconti. Lei stesso può facilmente rendersene conto. Come? Si rivolga al sindaco e si faccia leggere la lettera che egli stesso ha inviato all’arciprete del paese a ridosso della settimana santa; così pure l’arciprete potrà mostrarle, se lo riterrà opportuno, la sua risposta (negativa). Ma già che ci siamo, le racconto come sono venuto a conoscenza della richiesta del sindaco di affidare “religiosamente” la città alla Madonna della Pace. Me ne ha parlato (sottovoce) una persona che fa parte dell’entourage del sindaco. E considerata la vicinanza di questa persona all’area e all’ambiente politico del sindaco, ho ritenuto di dare credito alla “notizia”, cioè di prenderla per buona, ritenendola meritevole di pubblicazione. Col senno del poi, ho fatto bene: proprio cinque giorni fa ho chiesto conferma all’arciprete, incontrandolo per caso a Caltanissetta. Dunque: non “pare che” o “giunge voce che”. Ma: “così è”. In ogni caso il sindaco può sempre smentire la notizia pubblicata sulle colonne del nostro giornale (animato da uno spirito costruttivo e propositivo che – è il caso di precisarlo - passa anche attraverso le forme della critica pungente): anzi, mi chiedo perché non lo abbia ancora fatto. Così come mi chiedo a che titolo smentisce lei al posto del sindaco. Su quali “fatti” lei è in grado di provare il contrario di ciò che ho scritto? Mi dimostri, documenti alla mano, ciò che lei stesso afferma con sicurezza: e cioè, che tutto ciò che è scritto nell’articolo è stato partorito dalla fantasia dell’autore. Insomma, è evidente che siamo davanti alla prima della lunga sfilza di baggianate di cui parlavo più sopra. Lei scrive anche: “l’intento dell’autore dell’articolo appare subito chiaro: screditare, in piena campagna elettorale uomini politici la cui unica colpa è di fare professione pubblica di fede”. Ma caro Giuseppe Ubaldo Scarantino: come fa a non capire che è proprio l’affidamento della città alla Madonna che si sarebbe voluto realizzare in piena campagna elettorale? In ogni caso, per quanto mi riguarda, non sono certo le scadenze elettorali a farmi prendere carta e penna: le cose che ho scritto giorni fa le penso e le ripeto anche oggi. Anzi, soprattutto oggi, cioè a urne chiuse, nella speranza di trovare lettori e interlocutori con animo un po’ più rilassato. In una cosa, però, lei ha ragione: quando dice che è “vile chi non ha il coraggio di dire pubblicamente ciò che pensa”. E tuttavia ancora non comprendo le ragioni del suo sconcerto: libero il sindaco di affidare la città alla Madonna, libero io di dire che, a me, queste trovate suonano come una strumentalizzazione della fede a fini elettorali. Il sindaco pensi a risolvere i problemi della nostra San Cataldo senza bisogno di scomodare la Madonna. Ma il punto centrale del mio ragionamento era, ed è, un altro: è la fede stessa, è il rapporto personale fra il fedele e Dio, che non ha una dimensione politica ma, almeno per la religione cattolica, ecclesiale. In ogni caso su questa questione, che è quella di fondo su cui vale la pena confrontarci, la rimando con piacere a una lettera sull’argomento che “Riflessione e azione” pubblicherà fra pochi giorni: una lettera di don Massimo Naro, rettore del Seminario diocesano di Caltanissetta, direttore del Centro Cammarata e docente di teologia nella Facoltà teologica di Sicilia. Le assicuro che, in tema di fede e di sana laicità, don Naro ne sa sicuramente più di me e, probabilmente, anche più di lei e di tanti altri messi insieme. Vorrei poi rassicurarla circa quell’ “ancora” che le ha dato tanto fastidio. Quando scrivo che il sostrato dell’elettorato è “ancora imbevuto di cattolicesimo”, lo scrivo con un sospiro di sollievo. Altro che “impasse”, altro che “intralcio da superare”…Meno male – dico - che il sostrato dell’elettorato è ancora imbevuto di cattolicesimo. Anzi, visto che oggi regna sovrano il relativismo, non ne sono tanto sicuro, ma davvero me lo auguro con tutto il cuore. Il problema è soltanto la strumentalizzazione del cattolicesimo da parte della politica e di quanti come lei, come mi sembra di capire dal tono della sua lettera, hanno più a cuore la difesa degli interessi di una certa classe politica invece che la genuinità della fede e la rispondenza fra le pubbliche professioni di cristianesimo e i comportamenti morali pratici di ogni giorno. Che cosa c’entrano poi la “sfera di cristallo” e altre stupidaggini dello stesso calibro? Andiamo al sodo, sono i fatti che parlano. L’affidamento “laico” (ridicolo) e quello “religioso” (che secolarizza un fatto di fede) della città alla Madonna è, anche se lei sostiene il contrario, un dato di fatto. E dimostra quanto confuse siano le idee in materia di “sana laicità” da parte di chi queste cose le pensa e le realizza. Dire questo vuol dire affermare implicitamente che “essere cristiani è reato”? Sul fatto poi che “all’autore dell’articolo piacerebbe la fine del cattolicesimo”, non posso fare altro che sorridere per l’ingenuità maliziosa dell’affermazione, che non riesco a prendere neanche in considerazione tanto è sciocca e poco argomentata, come del resto gran parte della lettera. Lei si domanda ancora se sia per me un “orrore che chi si occupa di politica non può fare contemporaneamente professione di fede”. Ancora la rimando alla riflessione di don Naro, che condivido in pieno. Da parte mia mi limito a sottolineare che l’ “orrore” sta semmai nel famoso predicare bene e razzolare male… L’autenticità del dirsi cristiani non risiede nel dirsi cristiani (vedo che su questo versante il suo ragionamento è particolarmente sempliciotto). E ancora. Per quanto riguarda il “rancore” che trasuda, a suo dire, da ogni rigo del mio articolo, le chiederei di volere esplicitare i motivi di questo presunto rancore. Ma qui mi fermo, perché mi accorgo di trovarmi davanti all’ennesima baggianata priva di fondamento e di dimostrazione: avanzare una critica vuol dire avere rancore nei confronti di chi si critica? A questo punto le rigiro la sua stessa domanda: pensarla in maniera diversa è reato? Concludo: perché pensa che il mio articolo sia “lesivo”? Finora non ho ricevuto nessuna querela dai diretti interessati e, detto fra di noi, le assicuro che non ce ne sono gli estremi. Mi piacerebbe anche che lei mi spiegasse quale “obiettivo di diversa natura” avrei voluto raggiungere con un articolo del genere. Insomma: quale sarebbe il mio “tornaconto personale”? Me lo dica lei, caro Scarantino, che non ha certo la sfera di cristallo come me, ma forse soltanto dei cattivi suggeritori alle spalle. Cordialmente, Salvatore Falzone _______________________________________________________________________________________________________________ Ricevuta l'11 aprile 2008 Lettera di Rosario Battaglia Gentilissima Redazione, Sono Rosario Battaglia e mi piace leggere il Vostro periodico, anche perché sono fortemente convinto che sia necessario per il bene del nostro futuro che noi giovani riflettiamo prima ed agiamo poi su talune situazioni sociali e politiche del nostro Paese. Quindi apprezzo profondamente la nobile missione che Voi cercate di portare avanti in mezzo al radicato menefreghismo che imperversa tra noi giovani. Devo dire però, con profondo rammarico, che leggendo l’articolo “Un clericalismo al rovescio che offende la fede” pubblicato nel Vostro periodico ( Numero 7 Anno 2008), mi è parso che lo spirito nobile di cui parlavo in precedenza sta scemando a favore di una ormai comunissima strumentalizzazione politica, peraltro scorretta. Vi spiego le ragioni che mi hanno indotto a fare questo tipo di ragionamento: La Fede di ogni singola persona è un qualcosa di personale che non ha niente a che vedere con la politica, quindi che certi uomini politici di cui Voi non dite i nomi, ma di cui s’intuisce chiaramente l’identità, siano particolarmente attivi oltre che in politica anche nella loro propria vita religiosa non è affare ne politico ne sociale, quindi a mio personale e modesto parere non necessita un Vostro interessamento; di contro un uomo nell’istante in cui decide di intraprendere una nuova missione e cioè quella politica può comportarsi in due differenti maniere: - Osservare ed attaccare, anche nel personale, il proprio “avversario” che sarebbe meglio chiamare antagonista; - Far capire alla gente chi sei e che forma mentis possiedi in maniera tale che tutti i cittadini capiscano quali siano i tuoi valori e decidano liberamente se darti o no consenso. Quindi personalmente credo che gli “atei devoti” di cui Voi parlate hanno solamente nella loro carriera politica fatto presente ai cittadini quali erano i loro canoni morali e non, come Voi dite attuato un “…progetto studiato a tavolino…”. Infine quando il Sindaco di San Cataldo a ridosso della Settimana Santa, adempiendo o no, ad ordini impartiti dall’alto, ha chiesto all’arciprete del paese di affidare la città alla Madonna, intanto non ha fatto nulla di nuovo, poiché un centinaio di persone prima di lui lo hanno fatto, non ultimo Pier Ferdinando Casini durante il suo mandato di Presidente della Camera, occasione nella quale affidò la Nazione alla Madonna; inoltre non penso abbia fatto una richiesta particolarmente negativa, anzi; poi se l’arciprete abbia dato risposta prima positiva e poi negativa, almeno cosi dicono, avrà avuto le sue buone ragioni, comunque la richiesta del Sindaco non credo sia attaccabile politicamente.La mia comunicazione non vuole essere un attacco, ma una constatazione fatta assolutamente in buona fede, spero che in seguito potrò leggere sul Vostro periodico articoli da cui non traspiri odio ma un sano e costruttivo modo di pensare la politica del domani. Con sincera stima Rosario Battaglia.
Redazione di Riflessione & Azione (Massimo Cermelli) Gentile Rosario, Grazie per l'apprezzamento che esprimi nei confronti del nostro progetto editoriale e per l'interesse e l'attenzione che hai riservato in questi anni al nostro periodico. Come avrai avuto modo di vedere, nel corso del tempo, più che una "nobile missione" il nostro principale obiettivo è stato quello di dar vita ad un semplice e libero spazio di riflessione all'interno della nostra città. Un luogo nel quale attraverso il confronto ed il dialogo democratico opinioni spesso differenti hanno saputo interscambiare il proprio valore, sforzandosi di distanziarsi da ogni possibile strumentalizzazione politica. L'esperienza personale ci ha però insegnato che in ogni spazio democratico punti di vista divergenti non devono farci gridare allo scandalo ma dovrebbero farci "gridare al dialogo" come hai ben saputo fare tu inviandoci la tua opinione. Dici bene, infatti,quando sostieni che la "fede di ogni singola persona è un qualcosa di personale che non ha niente a che vedere con la politica". Proprio per questo motivo però è necessario fare attenzione a non cadere nella contraddizione opposta. Nel momento, infatti, in cui una persona intraprende come tu affermi una "missione politica", manifestando liberamente il proprio pensiero e le proprie idee, dovrebbe distanziarsi da ogni sorta di strumentalizzazione che al fine ultimo finiscono esclusivamente per danneggiare l'oggetto stesso della strumentalizzazione. La fede è, e deve sforzarsi di essere una componente della sfera privata della persona, modus agendi che nel cristianesimo si sintetizza nella splendida affermazione: " dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio". Cade in questa contraddizione chi, spesso anche in buona fede, confonde i due ambiti del personale e del politico. Elevate cariche politiche e istituzionali, proprio in virtù di tale onere, dovrebbero spingere i soggetti che sono chiamati ad occuparle non a rinnegare la propria sfera privata, ma ad affermarla in maniera matura e responsabile nel rispetto del personale ruolo pubblico occupato. Un ruolo che non deve in nessun momento andare oltre la propria funzione foss'anche per il più nobile dei fini, proprio in virtù di quella meravigliosa distinzione che la stessa fede ci insegna a compiere. Massimo Cermelli
Redazione di Riflessione & Azione (Salvatore Falzone) Caro Rosario, il confronto schietto, anche quand’è polemico, non può che fare bene alla salute di una comunità civica. E siccome sono convinto che la nostra San Cataldo ha bisogno urgente di confronto, ti ringrazio per avere scritto questa lettera, della quale ho tra l’altro apprezzato la pacatezza dei toni. Proprio in omaggio alla schiettezza del confronto, non posso non rilevare l’ingenuità che, a tratti, sembra affiorare nel tuo ragionamento. Tu scrivi, tra l’altro, che “la fede è qualcosa di personale” e che “non ha niente a che vedere con la politica”. Permettimi di dissentire. Perché la fede cristiana, in particolare quella cattolica, non è né “privata” né “pubblica”. Semmai è qualcosa di personale e di comunitario nello stesso tempo. Nel senso che, da un lato, la fede è un rapporto personale fra il fedele e Dio, e dall’altro essa viene vissuta in maniera condivisa. Inoltre, le sue caratteristiche sono tipicamente ecclesiali, non meramente socio-politiche né tanto meno partitiche. Se le cose stanno così, non è vero, come tu scrivi, che il nostro “interessamento” all’attivismo di alcuni politici (chiaramente identificabili nel mio articolo, anche se non chiamati per nome) non ha ragione di esistere. Credo non siano corretti i presupposti su cui fondi il tuo teorema. A maggior ragione che l’atto di affidamento “laico” del sindaco mediante determina sindacale non può non interessare tutti noi proprio perché viene dal primo cittadino. Se io avessi scritto che il sindaco va o non va a messa tutte le domeniche, avresti avuto ragione tu a dirmi: non sono affari che ti riguardano. Ma non è questo il nostro caso. Quell’affidamento “laico” pretende, di fatto, di ridurre a fatto laico un fatto che laico non è (e che invece è giusto vivere e gustare all’interno di una chiesa e non di un municipio, nella condivisione con il popolo di Dio e non con la giunta comunale in quanto tale). Per me – e non soltanto per me - si è trattato di un esempio lampante di clericalismo. Clericalismo inteso non nell’accezione originaria del termine, ma in quella attuale usata dai media. Clericalismo, cioè, come strumentalizzazione di un fatto di fede. La stessa cosa – ma stavolta la prospettiva è al contrario - si può dire della richiesta all’arciprete (in piena campagna elettorale) di affidamento “religioso” da parte del sindaco (che prende l’iniziativa su una cosa che invece spetta all’autorità ecclesiastica: ma a che titolo?) della città alla Madonna. Il clericalismo è sempre lo stesso. Guarda, caro Rosario, che il mio ragionamento non è - e non vuole essere affatto - laicista. Al contrario, l’intento è quello di denunziare degli episodi che offendono, a mio modo di vedere, quella “sana laicità” di cui troviamo indicazioni chiare e precise nel magistero degli ultimi pontefici o, per restare a San Cataldo, in molti scritti del nostro illustre concittadino mons. Cataldo Naro, arcivescovo di Monreale scomparso prematuramente. Insomma, la mia posizione non è certo quella di chi (in buona fede o in mala fede, più o meno accecato da ideologie che non condivido) vorrebbe staccare i crocifissi dalle pareti delle scuole o dalle stanze degli ospedali o dai palazzi municipali eccetera. Tutt’altro. Ho scritto spesso su quest’argomento e tornerò a farlo se se ne presenterà l’occasione. Ma, spero sarai d’accordo con me, questo è un altro discorso (e ti faccio notare che Casini – del quale non condivido tra l’altro tutto ciò che dice e fa - non ha affidato nessuna nazione alla Madonna con atto legislativo: si è rivolto, quando è stato eletto presidente della Camera, alla Madonna di San Luca nella sua Bologna. E non ha chiesto all’arcivescovo di Bologna di affidare la città alla Madonna. Non è così sprovveduto fino questo punto!) Quanto al fatto che un politico si richiami, per esempio nei suoi discorsi, ai “valori morali” in cui crede (come tu scrivi: ma, attenzione, ai “valori morali” può rifarsi anche un non credente) è chiaro che non c’è niente di male. Anzi. Il problema, anche qui, è un altro: chi non perde occasione per dirsi cristiano deve dare testimonianza del suo essere cristiano nella propria vita di ogni giorno. Sempre e comunque. Fino in fondo. Senza ambiguità di nessun genere e di nessuna natura. Per finire: tu parli del mio articolo come di un esempio di “strumentalizzazione politica”. Ma a favore di chi? Di una sinistra che non mi piace e di un centro che non esiste? Io non faccio politica (non so tu). Io scrivo semplicemente, e non per professione ma per passione. E mi dispiace che la prosa sferzante del mio articolo (dovremmo abituarci un po’ tutti a essere meno ovattati e servili nei confronti dei potenti di turno, senza per questo gridare allo scandalo) ti sia sembrata una manifestazione di “odio” (che parolona!). Ti assicuro che dietro la cortina tagliente della mie parole c’era – e c’è - l’intento costruttivo di “pensare – come tu stesso giustamente scrivi – alla politica del domani”. Cioè al bene comune di questa porzione di territorio in cui viviamo i nostri giorni. Grazie per l’opportunità di dialogo che mi hai dato. Se sei d’accordo, possiamo continuare a confrontarci serenamente davanti a una tazza di caffè: chiamami quando vuoi. A presto Salvatore Falzone _____________________________________________________________________________________________________________
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